Chiesa San Pietro Apostolo
La Chiesa di S. Pietro Apostolo sorge lungo l’asse viario della Via Emilia. La sua data di costruzione non è certa, ma si presuppone anteriore all’anno Mille in quanto già nei primi decenni del XII secolo era arcipretura e aveva un Capitolo. Lo si deduce da un avvenimento di una certa rilevanza nella storia della pieve di Pontenure: la contesa tra l’arciprete Giovanni, eletto dal vescovo Arduino, e i canonici di S. Pietro di Pontenure che non intendevano accettare l’elezione; il Cardinale Azzone, legato del Papa Innocenzo II, pronunciò una sentenza in favore dell’arciprete nel 1138.
Comunque la Chiesa in stile romantico, a croce latina, nel corso dei secoli subì diversi mutamenti che ne cancellarono le caratteristiche romantiche.
Lo storico Ettore De Giovanni ci informa che fino all’anno 1770 circa la nostra Chiesa aveva travature di legno ed era senza volto, a tre navate, con alcune cappelle irregolari. Le due cappelle del Crocefisso, ora del Sacro Cuore e della Beata Vergine, erano appoggiate ai muri del transetto dove, al presente, sono le porte che immettono alle sacrestie.
Chi trasformò veramente la Chiesa fu l’economo Serafino Inzani nella seconda metà del ‘700, ai tempi dell’arciprete Fiorenzo Politi che veniva spesso sostituito in toto essendo sofferente di malattie nervose. Inzani fece riquadrare i pilastri che prima erano rotondi, ”fece fare tutto il cornicione all’interno, poi, senza muovere il tetto, fece costruire il volto a tutta la Chiesa e innalzare nel mezzo la cupola”.
Nel transetto di sinistra, attualmente nascosta dal quadro di S. Giovanni Bosco, si trova una lapide che risale al 1778 a ricordo della sua opera, definita poi dall’arciprete Gioacchino Cella un ”delitto artistico” perché aveva cancellato le caratteristiche dello stile romanico, sovrapponendovi forme neoclassiche. Tutto il lavoro di restauro costò lire 12.258.156.
La Chiesa divenne di cinque navate aventi al forma di nave capovolta nel 1873 per opera dell’arciprete Cella, del quale resta una epigrafe sulla parete di sinistra in fondo alla Chiesa.
Verso la fine del XVIII secolo era stato innalzato, vicino alla terza colonna di destra della navata centrale, un pulpito in legno che venne poi tolto nel 1952. L’altare maggiore, di marmo rosso di Verona e l’altare della Madonna del Rosario sono in stile barocco. Quest’ultimo, acquistato dal parroco monsignor Giuseppe Cardinali, si trovava nel Duomo di Piacenza ed era l’altare dell’Eucarestia.
Di mons. Cardinali ricordiamo alcune sue opere relative alla Chiesa: la decorazione dell’interno e il rifacimento della facciata della Chiesa affidato all’architetto C. Capezzuoli. Quest’ultimo lavoro comportò ”la chiusura delle finestre semicircolari sovrastanti le porte laterali e l’apertura di un finestrone centrale più ampio, operazione quest’ultima che fu resa possibile dal trasporto dell’organo alle spalle del coro e della rimozione della cantoria”(47).
Gli interventi (1952-1977) di don Silvio Losini hanno avuto una notevole rilevanza.
Dotò la Chiesa di un impianto di riscaldamento e di amplificazione e sostituì l’orologio del campanile. Nel 1962 eliminò i due confessionali incassati lungo le pareti delle navi esterni realizzati dal Cella e fece ripristinare al di sopra di essi le due finestre semicircolari che in precedenza erano state rimpicciolite e riquadrate. L’altare maggiore nel 1967 venne retrocesso al fondo del presbiterio: il pavimento del quale venne ribassato di 15 cm., nonostante ciò rimase sopraelevato rispetto al resto della pavimentazione. In quella occasione furono rinvenuti degli antichi pavimenti. Nel 1972 don Losini acquistò il nuovo altare maggiore in marmo ”rosa di Portogallo”, recante scolpito un particolare della moltiplicazione dei pani.
Oltre queste opere riguardanti la Chiesa vera e propria, don Losini realizzò importantissime strutture attorno ad essa: l’oratorio, il Cinema parrocchiale, la palestra, l’appartamento per il curato e il bocciodromo coperto.
All’arciprete Silvio Losini subentrarono nel 1977 nella gestione della parrocchia don Giovanni Vincini e don Paolo Buscarini. Il primo intervento della nuova amministrazione risale al 1981, allorché a causa delle cattive condizioni statiche della copertura e delle continue invasioni umide che danneggiavano le pitture delle volte, vista anche l’incerta utilità degli interventi di periodica manutenzione, si giunse alla decisione di un suo completo rifacimento; fu anche stabilito di rinnovare totalmente gli intonaci esterni della Chiesa e della canonica.
E’ dello stesso anno 1981 la comunicazione della Sopraintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici dell’Emilia Romagna dell’inclusione della Chiesa di Pontenure nel novero dei monumenti di interesse storico ed artistico ed in quanto tale tutelato ai sensi delle leggi n. 1089 del 1939 e n. 444 del 1975.
La Chiesa di Pontenure conserva alcuni pregevoli dipinti. Sopra l’altare dell’Eucarestia vi è un dipinto raffigurante S. Pietro risalente alla fine del ‘500. Di maggiore pregio artistico sono i due dipinti su tela che si trovano sul transetto di destra e di sinistra: uno, attribuito allo Schedoni, rappresenta la Sacra Famiglia con accanto S. Giovanni; l’altro, d’autore ignoto, è costituito da una grande tela che rappresenta personaggi vari: in un grande tempio recano omaggio alla Vergine che sostiene col braccio sinistro il Bambino, S. Paolo eremita vestito di stuoia, S.Antonio Abate, S. Isidoro contadino e S. Apollonia. Sul campanello del bastone di S. Antonio si legge la data del quadro: 1642.
A lato dei detti dipinti si trovano altre due tele rappresentanti ”La Crocifissione”, in sacrestia si trova una ”Pietà” di pregevole fattura.
Ai lati dell’altare si notano due tempere del pittore Umberto Giunti risalente al 1930, ”La vocazione di Pietro” e ”La consegna delle chiavi”.
Per quanto riguarda le sculture segnaliamo due crocifissi, uno del ‘500 e l’altro del ‘600, la statua della Madonna del Rosario del ‘600 e quella di S. Rocco del 1796.
Come si è già capito, la Chiesa di Pontenure è dedicata a S. Pietro Apostolo, ed è interessante notare che tante altre chiese sono dedicate allo stesso santo, come la prima Chiesa sulla via Emilia giungendo da Milano a Piacenza e la Chiesa di Cadeo, anch’essa sulla via Emilia. Ciò porta a condividere l’ipotesi avanzata da alcuni, tra cui i compilatori del ”Progetto di conservazione della Chiesa di S. Pietro apostolo”, che questi edifici sacri svolgessero una funzione segnalatoria nei confronti dei pellegrini che nei secoli passati provenivano dal nord e si dirigevano appunto verso la cattedrale di S. Pietro a Roma
Da documenti conservati presso l’archivio parrocchiale di Pontenure si apprende che sotto il pavimento della Chiesa vi erano delle sepolture. Davanti alla Chiesa, dove è ora situata la piazza del paese, si trovava il cimitero. Esso era chiuso da due parti dal muro, da una parte dalla siepe e dalla quarta, da un fosso. Rimaneva aperto soltanto nei giorni festivi e la chiave era custodita dal campanaro. In esso trovarono sepoltura gli abitanti di Pontenure fino all’epoca napoleonica, quando venne vietata la costruzione del cimitero nei luoghi abitati o davanti la Chiesa come era di consuetudine.
Accanto alla Chiesa vera e propria svetta la torre, sorta lungo la via Emilia nel lontano Medioevo per scopi di difesa e di avvistamento. Tipico esempio di arte romantica, presenta una base quadrata costruita con pietre ed altro materiale antico, strette ed appuntite finestre e cordonature di archetti ciechi.
L’alto fusto, di dimensioni massicce, presenta una partitura organizzata secondo una calibrata successione in tre registri sovrapposti di specchiature doppie, delimitate da una lesena centrale e coronate da quattro archetti pensili; grosse lesene angolari serrano la superficie della torre e un fregio a dente di sega segna lo stacco tra le compiture decorative.
Il campanile è attualmente concluso da una cella campanaria a bifore archiacute, la cui costruzione ha comportato, oltre che la scomparsa della cornice decorativa e forse di un piano di apertura originario, anche il rimaneggiamento della muratura in corrispondenza dell’ultimo registro. Il parametro murario risulta composto nella zona inferiore di grossi ciottoli e pietre di diverse dimensioni, rozzamente squadrate e sommariamente allineate entro spessi letti di malta. Nella zona superiore è invece impiegato materiale laterizio irregolare con file ben allineate di mattoni messi di piatto, di taglio e anche a spinapesce.
Ultimo aggiornamento
8 Febbraio 2021, 10:55