Cenni storici a cura del Prof. Giorgi Fabrizio
E’ difficile ipotizzare come era il territorio di Pontenure nel Paleolitico. La bassa pianura era fitta di boschi e acquitrini che rendevano il territorio inabitabile. In questo periodo non abbiamo notizie di presenza umana nel Comune solo alcune testimonianze sono emerse in alcuni paesi del piacentino (Gossolengo, Castell’Arquato, Rivergaro, Rivalta). Dal Neolitico invece siamo in presenza di alcune documentazioni dei Fondi di Capanna di Palazzina di Olza in Comune di Fiorenzuola e quindi si può ipotizzare che anche il territorio di Pontenure fosse abitato dalle stesse popolazioni.
Dalla fine dell’età dei metalli all’arrivo dei Romani si presume che alcuni popoli, dagli Etruschi ai Galli, abbiano portato la loro influenza agli abitatori locali. Con l’arrivo dei Romani nel III secolo a.C. le condizioni del nostro territorio mutarono. Il terreno nelle nostre zone era fertile e i due torrenti che lo bagnano (Nure e Riglio) facilitarono l’irrigazione e quindi il territorio si popolò di gente che con il sistema della centuriatio, cedeva terreno ai militari che partecipavano alla conquista. Infatti, nella nostra zona si possono trovare insediamenti di questo periodo un po’ ovunque. Pontenure doveva rappresentare certamente un importante centro agricolo; ne sono la prova le varie iscrizioni romane rinvenute a Montanaro, Paderna, Albiano e Pontenure.
La più importante scoperta é del secolo scorso quando nei pressi della cascina S. Martino, fu rinvenuta una villa con mosaici che oggi sono depositati nel museo archeologico di Parma. Un grosso enigma rimane l’Emporio di Vicunvia. Nel XXI libro delle ”Storie” dello storico latino Tito Livio si narra che nei pressi di Piacenza vi era un emporio (luogo dove si faceva il mercato) fortificato. Annibale cercò di conquistarlo con cavalli, elefanti e fanteria leggera. Ma le guardie si accorsero dell’agguato e si accese una grande battaglia e che ”il frastuono si udì fino a Piacenza”. Collegando tutti i ritrovamenti effettuati, si é arrivati alla conclusione che il famoso emporio citato da Livio potesse essere ubicato in Pontenure essendo il paese posto sulla Via Emilia, poco lontano da Piacenza, a guardia di un Ponte sul Nure strategicamente importante. Nel 1952 in località Albiano, per il franamento della sponda destra del torrente Nure, venne alla luce una necropoli e una costruzione romano-barbarica.
L’epoca longobarda ha rappresentato un periodo molto importante per la gestazione della nostra civiltà, ma purtroppo non ha lasciato tracce documentarie del territorio pontenurese ed anche in tutta la Provincia. In questo periodo il territorio di Piacenza fu suddiviso in tre circoscrizioni: quella che faceva capo alla città era la più piccola. La più vasta era la circoscrizione del Guastaldo detto ”iudiciaria medianensis” e la terza ”fines Castellana”, copriva l’area centro-orientale della futura contea catolingia di Piacenza. Le carte che citano il toponimo di Pontenure sono del IX secolo e fanno riferimento a fundus e locus, perciò é da presumere l’esistenza di centro abitato di dimensioni ridotte. Nel X secolo per Pontenure si parla di ”Castrum”; Con questo termine si può intendere un edificio fortificato oppure un centro abitato circondato da mura che servivano a proteggere la popolazione dalle numerose scorrerie dei barbari venuti dal nord. Sembra che Pontenure si sia costituita in libero comune nel secolo XII allorché i comuni rurali e quelli cittadini affermarono la propria autonomia. Per la sua posizione strategica fu soggetta a molte invasioni e devastazioni: nel 1117, quando l’imperatore Enrico si trovava accampato a Roncaglia i piacentini ed i parmigiani si scontrarono in un vivace combattimento a Pontenure.
Purtroppo non fu l’unico scontro, infatti, nel passato in diverse occasioni. Si arrivò al conflitto tra le due città e ogni volta veniva coinvolto Pontenure che era quasi l’antemurale di Piacenza. I primi anni del duecento costituirono un periodo particolarmente agitato per i rapporti estremamente tesi tra i vari feudi.Le cronache danno conferma di questa tesi: nel 1216 Pontenure venne occupata da truppe pavesi, cremonesi e parmigiane vincitrici sui piacentini alleati ai milanesi. Vennero distrutti i castelli di Pontenure, Caorso, Montanaro, Zena e Paderna.In questo periodo la famiglia dei Mancassola si stabilì nel territorio e cominciò ad acquistare terre per costruire strutture agricole. Da carte d’archivio si dice che nel XIII secolo a Pontenure esistesse un ospedale e quindi si intuisce l’importanza del centro come nodo stradale durante il medioevo. Alla comparsa delle signorie, i Visconti cercarono di inglobare le terre piacentine ai loro territori. Il trecento era cominciato con l’occupazione della Rocca di Pontenure da parte del capo dei Guelfi. Alberto Scoto era stato cacciato dalla città e contendeva Piacenza ai Visconti che dopo poco ne divennero signori incontrastati.
Qualche anno dopo accadde a Pontenure un fatto eccezionale: i Guelfi ed i Ghibellini si unirono in un solo partito ed insieme si consegnarono a Galeazzo Visconti, signore di Milano, che ricevuta la loro dedizione fece fortificare nel 1316 il Castello della Borgata. A qualche chilometro di distanza il Castello di Valconasso era uno dei centri più attivi della lotta contro i Visconti. Infatti, nel 1314 il Castello fu riconsegnato alla famiglia Mancassola. Nel 1337 fu distrutto il Castello di Pontenure da Azzone Visconti affinché i nemici non se ne servissero e il suo esercito potesse comunicare con più rapidità tra Piacenza e borgo San Donnino. Nel XV secolo a causa della rivolta contro il governo Visconteo da parte di alcune famiglie nobili piacentine, Filippo Maria Visconti duca di Milano, per affrontare i suoi nemici aveva dovuto accordarsi con Francesco Sforza dandogli in moglie la figlia Bianca Maria e cedendogli la signoria di Cremona e Pontremoli. Ma nel 1446 approfittando della situazione critica degli Sforza cercò di riconquistare Cremona radunando un numeroso esercito a Piacenza con valenti capitani tra cui Bartolomeo Colleoni, Mentre l’esercito partiva per Cremona al duca Filippo Maria Visconti vennero dei sospetti sul celebre condottiero e lo fece arrestare a Pontenure accusandolo di segrete collusioni con la Repubblica Veneta contro il ducato di Milano. Frattanto Zanino Nicelli il 25 agosto 1455 veniva investito, a titolo oneroso, del feudo di Muradello e subito dopo il duca Francesco Sforza concedeva la facoltà di costruirvi un castello. Mentre il 7 giugno 1453 Ruffino Landi nella veste di Abate di San Savino investì il cognato Melchiorra Marazzani a signore delle terre di Paderna. Per tutta la prima metà del XVI secolo Piacenza si trovò alternativamente sotto il dominio francese e pontificio, fino a quando nel 1545 venne costituito da Papa Paolo III Farnese il ducato di Parma e Piacenza ed affidato al proprio figlio Pierluigi. Dopo due anni di governo però venne assassinato e vi succedette dopo contrasti sorti tra l’imperatore e il Papa, il duca Ottavio Farnese che però trasferì la capitale del ducato a Parma e Piacenza rimase con il ruolo di fortezza. Nel secolo XVII la via Emilia era l’arteria di maggior traffico del ducato; in questo periodo ci fu una grande carestia e successivamente, come gran parte dell’Europa, anche Pontenure fu colpita dalla peste manzoniana. Dal libro dei morti conservato presso l’archivio parrocchiale si deduce che a Pontenure vi furono circa 500 morti che vennero sepolti in una fossa comune presso ”le Nure”. Il settecento vide la fine della dinastia Farnese e l’inizio di quella dei Borboni. Infatti, dopo la morte senza eredi diretti di Antonio Farnese nel 1731, il ducato di Parma e Piacenza passò all’infante dì Spagna, Don Carlo di Borbone, figlio di Filippo V, re di Spagna e di Elisabetta Farnese.
Dopo il congresso di Vienna il ducato passò agli Austriaci e in seguito sotto la dominazione sabauda. Nel 1748 la pace di Aquisgrana lo restituì ampliato ai Borboni, precisamente a Filippo fratello di Carlo, divenuto Re di Napoli. L’assetto politico e territoriale del ducato rimase invariato per circa 50 anni fino alla prima discesa di Napoleone. Il nostro territorio in questo periodo era governato dai Cigala Fulgosi che si alternavano ogni anno con i Fantoni nella giurisdizione feudale di Pontenure. La contea di Muradello era governata dal conte Alessandro Nicelli, la contea di Paderna da Antonio Camillo Marazzani Visconti, e Valconasso dal conte Gian Francesco IV Marazzani. Gli ultimi anni del settecento riservano ancora sequenze drammatiche. Come gli inizi, così il tramonto del secolo vide in Europa riaccendersi aspri scontri politici e guerre dì ampie proporzioni. Ancora una volta la grande storia bussò alle porte di Pontenure. Il nostro territorio insieme a tutto il Ducato finì sotto il dominio francese e immediatamente le coscrizioni e le confische volute da Napoleone impoverirono ancora di più i nostri contadini. L’impero Napoleonico era suddiviso in tanti dipartimenti, le nostre terre furono comprese nel dipartimento del Taro. Questa suddivisione terminerà nel 1814 epoca in cui viene destituito Napoleone ed il potere viene assunto dalla duchessa Maria Luigia d’Austria che lo manterrà fino alla morte. Nel 1816 a Pontenure si fecero grandi festeggiamenti per la presenza della duchessa stessa ospite dei conti Marazzani. Fino alla metà del secolo si cominciò a notare un lento, ma progressivo miglioramento grazie al buon governo della duchessa. Alcuni esempi sono l’istituzione della Fiera di S. Giacomo, la nomina di un medico chirurgo e di un notaio. Nel 1833 fu approvato il regolamento per la manutenzione delle strade e fu istituito un servizio di diligenza gestita dalla Direzione delle Poste ma adibita anche al trasporto passeggeri. Sempre nel 1833 avvenne la costruzione del Ponte sul Nure in sostituzione di quello precedente ormai insufficiente. Propose anche la costruzione della Ferrovia. Nel 1847 morì Maria Luigia e al suo posto tornò la dinastia dei Borbone con il duca Carlo II.
Si é arrivati ormai alla vigilia dei grandi avvenimenti che porteranno l’Italia nel giro di poco più di un decennio all’Unità e all’indipendenza. Con il nuovo secolo anche Pontenure risente, seppur marginalmente, dell’avvento della rivoluzione industriale. Nel 1918 la società ”Rizzi e C.” che dal 1908 operava sul mercato dei laterizi, acquistò la fornace Raggio. Da allora questo nome si incuneò nel tessuto tecnico produttivo, diventandone il simbolo e il punto di riferimento di ogni successivo sviluppo. Nel periodo della seconda guerra mondiale il paese non subisce distruzioni anche se versa il suo contributo di dolore e di sangue. I bombardamenti non si accaniscono e le crudeltà, patite altrove, vengono risparmiate ai cittadini. La resistenza sì sviluppa vivace in tutta la provincia ed anche i Pontenuresi vi parteciperanno numerosi contribuendo così alla nascita della Repubblica scomparsa.
Ultimo aggiornamento
8 Febbraio 2021, 10:53